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CAPACITÀ COORDINATIVE..... L' EQUILIBRIO !

Nel pattinaggio artistico appare subito evidente che l‘ equilibrio è il fattore principale di prestazione di questo sport. L‘ equilibrio del pattinatore si manifesta in tutte le fasi dell’ apprendimento e dell’ allenamento: si tratta in un primo tempo di mantenere una posizione stabile malgrado una velocità di spostamento, i cambiamenti di direzione e di passo , le rotazioni e figure eseguite a terra. Per questa fase i punti di riferimento visivi e cinestetici sono molto importanti; il corpo inoltre deve essere perfettamente equilibrato e stabile per preparare una fase di slancio ottimale, unica garanzia per una buona riuscita del salto.
Per mantenere o ritrovare l’ equilibrio , il pattinatore sfrutta diversi fattori: la velocità di spostamento, la forza centrifuga, il piegamento del ginocchio, i movimenti e la posizione delle braccia e della gamba libera, la tensione del corpo, il ritmo. Ogni figura viene scomposta in varie sequenze e ripetuta fino a quando si padroneggia perfettamente.


L’equilibrio statico
Mantenere o ristabilire l’ equilibrio sul posto in condizioni diverse. In questo caso svolgono un ruolo fondamentale i recettori visivi e del piede; i primi danno informazioni riguardo la geometria della zona d’ appoggio del corpo al suolo ed sulla caratteristica della forza di reazione che si esercita. I secondi danno punti di riferimento sull’ asse verticale. A prima vista, l’ equilibrio senza spostamento del corpo sembra essere la forma più facile da trovare o da ristabilire, ma in realtà le varianti sono numerosissime. Basti pensare alla posizione eretta su una superficie stabile e di grandi dimensioni senza influssi esterni, all’ equilibrio su una sola gamba, ad occhi chiusi ,su una panca rovesciata mentre si gioca con una pallina, o infine su una superficie in movimento o instabile (esempio: atterraggio di un salto).

Equilibrio dinamico
Mantenere o ristabilire l’ equilibrio con un movimento traslatorio del corpo. In questo caso sono i recettori dell’ orecchio interno a svolgere un ruolo di primaria importanza, rilevando le accelerazioni sul piano orizzontale e verticale. Questa forma di equilibrio comprende movimenti semplici, come camminare o salire le scale. Il piede mantiene il contatto con la superficie d’ appoggio diretta (terreno, acqua, asse, ponte, corda) o indiretta (bicicletta, pattini, sci). Come per quello statico, il compito si fa più difficile man mano che la superficie d’ appoggio diminuisce, cambia, diventa instabile e contemporaneamente aumentano il numero di informazioni cinestetiche e tattili necessarie. Si deve anche tenere conto di spostamenti effettuati in varie direzioni a velocità variabile.

Equilibrio nelle rotazioni
Mantenere o ristabilire l’ equilibrio durante e dopo le rotazioni intorno ai tre assi del corpo (trasversale, longitudinale, sagittale). Il riflesso vestibolo oculare consente, in questo caso, di stabilizzare lo sguardo durante il movimento della testa e di mantenere in questo modo un punto di riferimento. I recettori dell’ orecchio interno registrano e trasmettono al sistema nervoso centrale le accelerazioni angolari della testa, consentendo di avviare le reazioni muscolari adeguate per raddrizzare il corpo. Varianti e combinazioni in questo ambito sono innumerevoli: ruotare su stessi a terra, ad occhi chiusi(asse longitudinale), concatenare diverse ruote (asse sagittale) capovolte in avanti e indietro, salti mortali (asse trasversale)


 Equilibrio in volo
Mantenere o ristabilire l’ equilibrio nella fase aerea. La fase di volo può variare nei vari sport da pochi decimi di secondo, a qualche secondo. L’ assenza di un appoggio stabile complica ulteriormente il conseguimento del compito motorio. I recettori cinestetici informano continuamente sulla posizione dei segmenti motori del corpo e sulla tensione muscolare, indispensabile per la tenuta del corpo stesso. Questa forma di equilibrio è quasi sempre combinata con quella precedente. I salti, nella maggior parte delle figure acrobatiche, sono accompagnati infatti da rotazioni. L’ assenza di gravità complica il processo di equilibrio in quanto mancano i riferimenti verticali e del peso del corpo; in casi del genere sono i recettori visivi ad assumere la funzione principale.
Queste quattro forme di equilibrio appena descritte non si presentano mai da sole, ma sono sempre combinate fra loro nell’ ambito di un movimento; le informazioni sensoriali cooperano in permanenza per gestire lo squilibrio. La loro gerarchia varia, non solo in funzione del compito motorio, ma anche dell’ età, della esperienza, dello stato fisico e mentale del soggetto al momento dell’ attività.

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